
Cibo, infiammazione, batteri e influenze ambientali scatenanti (stress psicosociale), sono fra le principali cause che influenzano la motilità gastrointestinale e la sensibilità viscerale nelle persone affette e colon irritabile, bruciori allo stomaco, digestione difficile e pancia gonfia anche dopo pasti non particolarmente elaborati sono fra i principali disturbi che ne conseguono.
Stando all’indagine, pubblicata su Gastroenterology, il 40 per cento degli adulti di tutto il mondo soffre di una patologia funzionale gastrointestinale per i quali non ci sono riscontri oggettivi dai test diagnostici consueti e quindi non c’è una malattia organica riconoscibile, sebbene i sintomi restino comunque fastidiosi .
Le patologie funzionali emergono più facilmente in concomitanza di situazioni di difficoltà personale o stress, i picchi di casi si hanno in due tipici momenti di cambiamento: il primo è dall’età post-adolescenziale ai trent’anni circa; il secondo picco è dopo i 55-60 anni. Per capire davvero l’origine delle patologie funzionali del tratto digerente occorre conoscere la stretta connessione fra intestino e cervello e le funzioni del microbiota, l’insieme di microrganismi che vivono nell’intestino: è dalle alterazioni dell’interazione intestino-cervello e della popolazione assai eterogenea di germi con cui conviviamo che possono infatti generarsi molti guai. Molte persone vivono sotto stress e questa tensione continua, modifica i segnali cerebrali all’intestino: la barriera intestinale diventa più permeabile e ciò consente il passaggio nel sangue di frammenti dei microbi della flora intestinale, che provocano una micro-infiammazione generalizzata. Innescare l’infiammazione è infatti una risposta protettiva, uno stato di allerta grazie al quale l’organismo è pronto a difendersi dalle minacce. Se il disagio percepito dal cervello si ripete, si ha uno stato continuo di infiammazione che può diventare deleterio provocando sintomi: quando resta sotto soglia si avranno fastidi lievi che non evolvono molto oltre, se vengono superate le capacità di resilienza compaiono malattie su base infiammatoria, fino alle patologie autoimmuni. Fra una patologia cosiddetta funzionale e una più complessa, in pratica, cambia il grado di infiammazione.
Va distinto chi ha una vera malattia e chi soffre di un disturbo. Chiunque ha provato almeno una volta difficoltà digestive o dolori addominali, ma diventano patologia quando compromettono in maniera consistente la qualità di vita.
L’osteopatia è un approccio valido per chi soffre di colon irritabile.
Il corpo è interconnesso e regioni distanti possono influenzare la funzione di altre regioni, a seconda delle loro connessioni biomeccaniche, neurologiche e circolatorie. Utilizzando l’esame palpatorio per valutare i tessuti, l’osteopata può avvertire restrizioni di motilità e cambiamenti nella struttura e nel tono del tessuto, che potrebbero essere rilevanti per i sintomi del paziente.
Il trattamento osteopatico nei pazienti con sintomi da intestino irritabile può aiutare a normalizzare il flusso ematico, il fluido linfatico e l’equilibrio del sistema nervoso autonomo, e può mirare a ripristinare la normale motilità ed elasticità dei visceri o delle strutture peritoneali intorno ai visceri.
Il riequilibrio del sistema nervoso autonomo è il probabile meccanismo d’azione nel produrre miglioramenti della funzione intestinale, inoltre l’approccio manuale al tratto cervicale superiore può migliorare la funzione del sistema nervoso parasimpatico a livello del sistema gastrointestinale attraverso il decimo nervo cranico, ovvero il nervo vago.
Comments